Violenza inaudita e incomprensibile
Versioni contraddittorie e confuse sul perché dell’aggressione di Damiano
PAGINA A CURA DI LUCA CONTI E BARBARA GIANETTI LORENZETTI
TUTTO INIZIA CON UNA LITE
L’incredibile apoteosi di una nottata di ordinaria follia Avrebbe potuto finire come tante nottate di festa, quella del primo febbraio 2008. Con, al limite, i postumi di una sbornia o i segni di qualche scazzottata. Anzi. Se fra le 23.41 e le 23.46 Marko Tomic, Ivan Jurkic e Ivica Grgic non fossero passati in via Borghese, nemmeno con quelli. Perché fino al loro arrivo ciò che si stava sviluppando fra i due gruppi di giovani (con i quali i tre imputati del processo Tamagni – iniziato lunedì davanti alle Assise criminali di Locarno – non avevano nulla a che fare) era un semplice diverbio, un animato scambio verbale che si stava ormai risolvendo pacificamente. Ad innescare la «querelle» – mentre Tomic, Jurkic e Grgic ancora si trovavano all’interno del capannone di Carnevale in Piazza Sant’ Antonio – l’involontario urto fra un minorenne, pure coinvolto nell’inchiesta e in seguito arrestato, e un amico della vittima, il 22.enne di Gordola Damiano Tamagni. È il secondo a «riscaldarsi » maggiormente, perché in preda ai fumi dell’alcol. In un primo tempo il diverbio sembra placarsi subito, ma il minorenne torna alla carica istigato da un altro giovane e la discussione prosegue, in via Borghese, attirando via via sempre più «contendenti», da una parte e dall’altra. È in quei momenti che sulla scena appaiono lo stesso Tamagni e quello che potrebbe essere definito una sorta di «eroe-antieroe» della serata. «Quello grande del gruppo – lo ha definito ieri in aula il presidente della Corte, Mauro Ermani –. Uno con la fama di attaccabrighe, cui si faceva capo quando c’era nell’aria la possibilità di fare a botte». Ed è dunque a lui che si rivolgono gli amici del minorenne. Ma il giovane – con, fra l’altro, diversi precedenti alle spalle – arriva in via Borghese e cerca di buttare acqua sul fuoco, riuscendoci pure (anche se poi, nei primi concitati momenti dopo il delitto, l’attenzione si concentrerà proprio su di lui, tanto che verrà accompagnato via in manette). Dopo aver fatto da paciere, il «leader» del secondo gruppo si ferma a scambiare ancora qualche parola con Tamagni ed è in quel momento che verrà notato (perché conosciuto a causa dei suoi precedenti violenti)da Tomic e Jurkic. Il primo lo indicherà al secondo e quest’ultimo, all’apparenza inspiegabilmente («per allontanare la vittima prima che l’altro reagisse in modo incontrollato», ha sostenuto l’imputato 21.enne; «solo per mettersi in mostra», ha rintuzzato il giudice), inizierà a spintonare Damiano, dando avvio all’aggressione mortale (vedi articolo sopra). Così, ieri, in aula, il presidente ha ricostruito i minuti immediatamente precedenti il delitto e la lite dalla quale tutto ha preso inizio. Alla Corte è stato mostrato un filmato ripreso all’interno del capannone del Carnevale in Piazza Sant’ Antonio, grazie al quale è stato possibile stabilire che gli imputati ne sono usciti alle 23.41 (mentre l’allarme ai soccorritori è partito verso le 23.46, minuto più minuto meno). Ermani (dopo alcune battute ironiche indirizzate in particolare a Tomic: «Ha dormito bene? Le è tornata la memoria?»)ha pure voluto leggere parola per parola la relazione nella quale il medico legale, dottor Antonio Osculati, ha elencato tutte le lesioni, una quindicina, riscontrate sul corpo di Damiano Tamagni, fra le quali anche l’emorragia cerebrale che ne ha causato la morte.
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IL PROGRAMMA
Ora di scena le perizie E da domani una sala riservata al pubblico
La fase istruttoria del processo Tamagni si concluderà stamattina. Poi si entrerà nel vivo della battaglia delle perizie medico-legali. I faldoni del procedimento ne contengono ben tre. La prima, firmata dal medico legale varesino Antonio Osculati, è servita alla procuratrice pubblica Rosa Item per sostenere la tesi che la morte della vittima sia stata provocata dalla lacerazione dell’arteria cervicale causata dai calci ricevuti. Una conclusione alla quale è giunto anche l’esperto incaricato dall’avvocato di parte civile, Diego Olgiati. Per il professor Angelo Fioroni di Roma, invece, incaricato dall’avvocato Yasar Ravi, difensore di Marko Tomic, non sarebbe possibile provare con certezza la relazione fra i colpi e la lacerazione. Da segnalare, infine, che, visti i problemi di spazio in aula, da domani sarà predisposta una sala, con impianto video, per il pubblico.
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RICOSTRUITI IN AULA I DRAMMATICI MOMENTI DI QUELLA NOTTE
«Un pestaggio così feroce e selvaggio non l’ho mai visto»
«Non potrò mai scordare il rumore sordo di quel calcio sferrato con forza alla testa di Damiano mentre giaceva a terra già inerme, tutto rannicchiato nell’intento di proteggersi. È come se le persone che stavano infierendo su di lui avessero scambiato il suo capo per un pallone da calcio. Da quel momento quel poveretto a terra non si è più mosso e ho capito che qualcosa di molto grave era successo». Una testimonianza, questa, letta ieri in aula dal giudice Mauro Ermani che, associata alle molte altre dello stesso tenore raccolte nei verbali, documenta di quale grado di violenza inaudita sia stata l’aggressione di Damiano Tamagni da parte di Ivica Grgic e Marko Tomic in particolare, ma anche di Ivan Jurkic che ha avviato la rissa (vedi testo a lato). Una violenza durata una manciata di minuti ma tanto intensa da far dire ad altri testi: «Ho assistito a varie risse, ma è stata la prima volta dove ho visto picchiare così selvaggiamente una persona inerme, oramai stesa a terra indifesa, sulla quale si infieriva ancora con estrema violenza e accanimento ». Testimonianze davvero toccanti, quanto schiaccianti quelle lette ieri in aula dal presidente della Corte, soprattutto se raffrontate con le versioni fornite dagli imputati. In particolare da Ivica Grgic, il quale fino all’esasperazione ha risposto alle domande incalzanti del giudice sulle modalità dell’aggressione sostenendo di aver «sferrato un pugno violento al volto di Damiano (del quale, comunque, non si è rilevata traccia a livello di ematomi), ma di aver invece dato solo una pedata leggera allo stesso al momento in cui giaceva inerme a terra». «Avete colpito di brutto – ha a un certo punto tuonato il giudice Ermani rivolgendosi al terzetto – e per di più una persona a terra indifesa. Si tratta di un’azione che non trova la minima giustificazione in nessuna regola del vivere civile!». Perché tanta aggressività? «Chi picchiamo stasera?», un leitmotiv (la frase era stata pronunciata fin dai primi momenti in cui il terzetto si era ritrovato per andare al Carnevale locarnese, vedi CdT di ieri)emerso ancora ieri in aula evocato dal giudice Ermani, che non si è certo risparmiato nel chiedere ai tre alla sbarra il perché di tanta violenza, tanta ferocia verso una persona sconosciuta e che non si è resa responsabile della benché minima provocazione nei confronti dei propri aggressori. Niente da fare, risposte non ne sono giunte neppure dall’aula penale. Ognuno dei tre si è trincerato dietro ai «non so perché l’ho fatto, non ho avuto un motivo particolare, ho sbagliato». «Certo – ha rilevato il presidente della Corte – che se il concetto per festeggiare il Carnevale era quello del «Chi picchiamo stasera?» ci è voluto ben poco perché l’occasione si presentasse e si passasse alla pratica. È bastato un piccolo momento di tensione e via... largo al puro gusto di picchiare ». Persone pericolose « È inquietante, molto inquietante – ha proseguito il presidente della Corte – giungere un anno dopo questi tragici fatti, con un’accusa di omicidio intenzionale sul capo, e non sapere perché si è fatto quello che si è fatto, non essere in grado di dare la minima spiegazione logica di atti così incresciosi. Eppure quella che vi offro oggi in aula è un’ottima occasione, l’ultima, per poter raccontare la verità. Se non si riesce a spiegare il perché di tali violenze gratuite e inaudite – ha concluso Ermani – ci si trovadi fronte a persone pericolose, non in grado di rispondere del proprio agire e che probabilmente potranno anche ricadere in tali situazioni ». Aveva gli occhi sbarrati «Prima di lasciare il luogo del pestaggio ho guardato Damiano, era immobile e aveva gli occhi sbarrati. Ho capito in quel momento che qualcosa di grave doveva esserci », ad affermarlo ieri in aula è stato Ivan Jurkic (su cui grava l’accusa di aggressione), che deciderà poi di rientrare a casa e non proseguire la festa di Carnevale a Bellinzona come invece hanno scelto di fare Ivica Grgic e Marko Tomic (per entrambi l’accusa è di omicidio intenzionale). Jurkic sarà poi il primo ad essere arrestato dalla polizia verso le 4 del mattino a casa sua dove era rientrato. «Quando gli agenti sono giunti non dormivo, non sono riuscito a prendere sonno», ha commentato. In fuga a Bellinzona Grgic e Tomic, anche loro consci di aver commesso qualcosa di grave, se la filano invece da Locarno per raggiungere il Carnevale di Bellinzona. Lo fanno in modo furtivo, cercando di evitare di passare dal luogo dove è stato commesso il pestaggio dove oramai era giunta la polizia. A Bellinzona, nonostante quanto fatto in Città Vecchia, trovano modo di festeggiare ancora il Carnevale fino alle prime luci dell’alba. È sul treno, mentre rientrano a Locarno, che la polizia li raggiunge con una telefonata sui cellulari. Saranno poi arrestati al loro arrivo in città. Momenti di tensione in aula C’è stato anche un piccolo momento di tensione ieri pomeriggio verso le 15.30 in aula quando una persona del pubblico ha rivolto minacce ai famigliari di uno degli imputati. «La pagherete tutti cara!» la missiva, prontamente segnalata agli agenti presenti sul posto. L’uomo è stato ammonito e allontanato.
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IL PRESIDENTE DEL CARNEVALE DI LOCARNO
«Quella morte ci faccia riflettere!»
Da quasi un anno la sua vita non è più la stessa. Aveva appena assunto la presidenza del comitato della Stranociada, Pierangelo Bianchini, quando la morte di Damiano Tamagni gli è piombata tra capo e collo. Il dramma – lo si è detto e ridetto negli ultimi dodici mesi – non può certo essere imputato agli organizzatori del Carnevale locarnese, «ma era inevitabile – chiarisce lo stesso presidente al CdT – che ognuno di noi uscisse sconvolto da una tragedia del genere». Pronto a gettare la spugna Doppiamente difficile, dunque, vivere con distacco il processo iniziato lunedì (vedi sopra). «Soprattutto – aggiunge Bianchini – perché proprio in questi giorni, mentre in aula si ripercorrono le tappe del dramma, noi siamo al lavoro per organizzare la prossima edizione della Stranociada». Un Carnevale, in programma fra il 20 e il 21 febbraio, che, fosse stato per lo stesso presidente, forse non si sarebbe mai più fatto. «Di fronte a quanto accaduto – prosegue il presidente – avevo perso ogni motivazione, mi sentivo impotente e incredulo, tanto da esser spinto a meditare seriamente di archiviare definitivamente il Carnevale». Ma a spronare tutti affinché la festa continuasse sono stati proprio gli stessi familiari e amici di Damiano Tamagni, «pregandoci di andare avanti per non darla vinta alla violenza». Da qui la decisione di mettere in cantiere l’edizione 2009. «Con il pensiero – aggiunge Pierangelo Bianchini – sempre rivolto a quanto accaduto quella notte e alla tragica atmosfera che si respirava in Città Vecchia la mattina successiva. Mi capita spesso di fermarmi e di riflettere su quella tragedia, cercando di capirne contorni e motivazioni. Ma per quanto mi sforzi, mi è ancora difficile spiegarmi un simile accanimento. Non so. A volte mi chiedo se non sia perché nel nostro mondo è sempre più difficile capire il confine fra finzione e realtà. L’unica cosa che vorrei veramente è che la morte di Damiano e il processo ci spingessero a riflettere seriamente. Soprattutto i giovani». Ora entrate controllate Intanto Bianchini e il suo comitato sono, come detto, al lavoro per organizzare la prossima Stranociada. Le riunioni si succedono a scadenza quasi quotidiana, con ovviamente un occhio particolare alla sicurezza, «settore – aggiunge il presidente – che peraltro curavamo già nei dettagli in passato». In quest’ambito sono annunciate diverse novità. Prima fra tutte, l’introduzione di «entrate obbligate» in Città Vecchia, attraverso le quali dovranno passare tutti i partecipanti ai festeggiamenti, favorendo i controlli mirati. «In più – conclude il presidente – intensificheremo il monitoraggio sull’introduzione abusiva di alcolici nel perimetro del Carnevale e restringeremo le maglie della sorveglianza sui più giovani».
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