22 gennaio 2009 - La Regione Ticino

Nel ballo dei periti inciampa la difesa
Non convince, e viene ripreso dal giudice per ‘scarsa concretezza’, il professore romano citato da Ravi Più conclusivi e penalmente utilizzabili i referti presentati dagli esperti chiamati da accusa e parte civile

Due a uno, e 3 punti che ne val­gono 6 a favore dell’accusa. È sostanzialmente questo, il “ri­sultato” della partita fra periti an­data in scena ieri nella terza gior­nata del processo, alle Criminali di Locarno, a carico di Ivica Grgic, Marko Tomic e Ivan Jurkic in re­lazione alla morte di Damiano Ta­magni, avvenuta il 1 ° febbraio 2008 alla Stranociada di Locarno. Due a uno perché Antonio Osculati ed Ennio Pedrinis, pato­logi citati il primo dall’accusa ( pp Rosa Item) e il secondo dalla par­te civile ( la famiglia Tamagni, tramite l’avvocato Diego Olgiati) sono risultati in sostanza più con­creti e convincenti del loro omo­logo chiamato in causa dalla dife­sa ( avvocato Yasar Ravi per Marko Tomic), ovverosia il pro­fessor Angelo Fiori dell’Univer­sità Cattolica di Roma. Tutti e tre gli esperti hanno ammesso di tro­varsi di fronte ad un caso raro. La differenza è che i primi due lo hanno trattato facendo voluta­mente astrazione da fatti ancora non ammessi dalla Corte, e ba­sandosi su un’analisi di compati­bilità fra le lesioni riscontrate sul corpo della vittima e lacera­zione arteriosa che ha provocato l’emorragia interna fatale; men­tre il terzo è andato per ipotesi fattuali “ universali”, lasciando un po’ troppo da parte la fattispe­cie. Il che ha suscitato anche una certa impazienza del giudice.

Il primo chiamato al banco dei testimoni è stato il perito giudi­ziario, Antonio Osculati, medi­co legale dell’Università e dell’o­spedale di Varese. « Ho visitato Damiano Tamagni poche ore dopo i fatti di quel primo febbraio 2008, quando era ancora in vita, allo scopo di valutare il suo stato di salute ». Il giovane era gravis­simo e sarebbe deceduto poco dopo. « I primi esami, compresi quelli autoptici, sono stati condot­ti unicamente su basi mediche ». La morte del giovane, ha conti­nuato il patologo, è stata certa­mente causata da traumi. Colpi che hanno portato alla rottura di un’arteria cerebrale. Non è stato trovato nulla, durante l’auto­psia, che potesse far pensare a un decesso avvenuto per altre ra­gioni. Osculati si è quindi lanciato in una spiegazione dettagliata: « Le arterie cerebrali sono vasi ben protetti dalla scatola cranica. E quest’ultima non ha subito lesio­ni. Era intatta ». Più in generale, nessuno dei colpi ricevuti dalla vittima è sta­to sferrato con una potenza tale da poterne provocare la morte. Il perito ha trovato tracce di contu­sioni a una tempia e al collo. Ma allora cos’è successo? « È un caso raro, ma ben documenta­to nella letteratura scientifica. La lesione all’arteria cerebrale sini­stra può spiegarsi solo con un mo­vimento anomalo (per estensione, rotazione e rapidità) della testa ». Un movimento violento, repenti­no e molto ampio che ha lacerato l’importante vaso sanguigno. Da parte della vittima non c’è stata reazione: « È stato colto di sorpre­sa o era in una posizione che non permetteva resistenza ». Il perito è quindi giunto alla conclusione che uno dei colpi ha provocato lo spostamento del capo e la lacerazione dell’arte­ria. Poi ci sono le ipotesi: « Po­trebbe essere stata la botta alla tempia o, magari, quella alla base del collo; oppure entrambe. Sono comunque questi gli unici due colpi che possono spiegare cosa sia successo ». Sarà la corte a ricostruire la dinamica. Osculati, rispondendo al giu­dice Mauro Ermani, che gli ha sottoposto alcune conclusioni a cui è giunto il perito Angelo Fiori – incaricato dall’avvocato Yasar Ravi, difensore di Marko Tomic –, ha affermato che non è suo compito stabilire le respon­sabilità degli imputati. Tutta­via, per quanto riguarda gli aspetti temporali, il medico le­gale varesino non ha dubbi: « L’emorragia è avvenuta nel tronco encefalico, che è il centro di controllo delle funzioni vitali. In pochi secondi, e comunque in tempi brevissimi, si giunge al­l’arresto cardiaco ». Il cuore di Damiano ha ripreso a battere solo dopo la rianimazione; ma quando è giunto all’ospedale aveva già subìto grossi danni cerebrali. Osculati ha pure riba­dito che durante l’autopsia sul corpo della vittima ha riscontra­to i segni di 15 traumi: « È possibi­le che ce ne siano stati di più, ma gli indumenti pesanti possono avere attutito pugni e calci, e quindi non ne è rimasta traccia ». Sul volto, invece, non ha trovato nulla; cade quindi l’ipotesi di un pugno sferrato da Ivica Grgic al­l’inizio del battibecco. Nel pomeriggio il dottor En­nio Pedrinis ha dapprima chia­rito che l’alcolemia « non signifi­cativa » riscontrata su Damiano (lo 0,3 per mille) non può aver avuto nessuna influenza sulla resistenza muscolare della vitti­ma. Poi ha notato che « se qualcu­no subisce un’aggressione ed è in stato vigile può difendersi con co­gnizione e prevenire movimenti abnormi del capo, come ad esem­pio una torsione ». Nel caso in esame, va rilevato che « il sogget­to era a terra, probabilmente con­fuso a causa delle varie lesioni su­bite. Quindi non era più comple­tamente lucido. Il corpo, disteso sull’asfalto, ha fatto da àncora li­mitando i movimenti della testa. È molto facile che un colpo sferra­togli al capo abbia provocato il movimento abnorme, perché un calcio forte e inaspettato conferi­sce energia cinetica alla testa, che però è frenata dal collo. Ciò deter­mina una torsione che può provo­care una lacerazione dell’ar­teria ». Pedrinis ha poi quantifi­cato in 2-5 secondi il tempo ne­cessario dopo la lacerazione af­finché intervenga l’arresto car­diaco e vi sia la perdita di co­scienza. Visto che in Damiano si è provocata un’ampia lacerazio­ne dell’arteria, « tutto il sangue apportato usciva, causando un’e­morragia massiccia, con com­pressione rapida del cervello, mancanza di ossigeno e messa in difficoltà acuta dei centri vitali ». Poi è stata la volta di Angelo Fiori, un professore di vasta esperienza che ciononostante si è fatto riprendere dal giudice Er­mani sia per non aver saputo in­dicare in base a quali documenti ha redatto la sua perizia, sia, ap­punto, per aver avanzato, a di­scarico degli accusati, delle ipo­tesi lontane dalla fattispecie. « Capisco che lei deve insinuare il dubbio – gli ha detto Ermani –, ma che il dubbio sia almeno perti­nente ». Fiori aveva iniziato col sottoli­neare che, secondo la scienza medica, una lacerazione dell’ar­teria può prodursi anche sponta­neamente, oppure venir deter­minata da eventi come « una danza sfrenata, oppure la perma­nenza di 40 minuti sulla sedia di un dentista, oppure ancora una caduta in piedi da 2 metri (o nuo­tando, facendo jogging, sci e gin­nastica) ». Questo per indicare che « l’arteria vertebrale è fragile, suscettibile di subire traumi in­diretti ». Poi, di fronte alle insistenze di un Ermani desideroso di concre­tezza, Fiori ha dovuto ammette­re che « la causa della lacerazio­ne dell’arteria di Damiano è co­munque indirettamente trauma­tica ». E con questo ha aggiunto che cause traumatiche potrebbe­ro anche essere state la spinta contro il muretto di Via Borghe­se, i movimenti sconnessi di Da­miano durante il pestaggio, op­pure i pugni ricevuti (pugni che però, ha ricordato Ermani, non risultano essere stati sferrati poiché non riscontrati neppure in microlesioni sul viso della vittima). Proprio su questa base ipotetica Fiori si è fatto tirare le orecchie dal giudice, il quale ha ripetuto: « Lei dà per scontati accertamenti fattuali che non sono tali ». In conclusione di pomeriggio è tornato a deporre Osculati, che ha sostanzialmente ribadito un concetto base: « Su Damiano sono stati riscontrati due traumi contusivi al capo, che sono l’unica soluzione compatibile con la lace­razione arteriosa ».

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A un ragazzo di 14 anni il concorso lanciato dalla Fondazione Damiano Tamagni
No alla violenza, ‘Le sorti del Carnevale sono nelle tue mani’
Con lo slogan ‘Le sorti del Carneva­le sono nelle tue mani’, Gabriele Corti, quattordicenne di Balerna, ha vinto il concorso ‘ Un manifesto per un Carnevale divertente per tut­ti’ lanciato dalla Fondazione Damia­no Tamagni e sostenuto da Radix, l’associazione ticinese per la promo­zione della salute e per la prevenzio­ne delle dipendenze. Un evento voluto per sensibilizzare le persone, ed in particolare i giova­ni, sui problemi della violenza e del­la prevaricazione; e per evitare, ha spiegato Giacomo Sciaroni, segreta­rio della Fondazione, « che tragedie come quella di Locarno si ripetano ancora». Il giovane alunno della IV media ba­lernitana ha presentato così il suo progetto: « Nel manifesto sono raffi­gurate le mani. Di diversa grandezza e di diverso colore, che rappresentano i popoli, i quali tutti uniti possono combattere e sconfiggere la violenza. Ma non solo: nel disegno sono raffi­gurati anche dei piccoli volti, con sguardi positivi e negativi, che signi­ficano la non violenza e la violenza. A noi scegliere la via giusta». Alla realizzazione del concorso han­no aderito anche tutti i comitati di organizzazione dei principali Car­nevali del Cantone. « Perché senza l’unione delle forze, non si potranno mai ottenere dei risultati concreti » , ha continuato Sciaroni. Quest’ultimo ha poi raccontato che « salendo in macchina da Locarno a Bellinzona, mi sono chiesto se fosse opportuno o meno premiare i concor­renti nello stesso giorno del processo agli aggressori di Damiano. Qualcu­no avrebbe potuto storcere il naso. Poi, però, mi sono convinto che l’e­vento non era affatto fuori luogo». E a proposito aggiunge. «Mentre a Lo­carno si deve far luce su questa triste vicenda e appurare le singole respon­sabilità, qui si vuole dare continuità all’opera di sensibilizzazione della Fondazione, che punta sull’educazio­ne emotiva nelle scuole dell’infanzia e nelle elementari e ricordare na­turalmente anche la figura di Da­miano ». Il manifesto premiato verrà esposto da lunedí prossimo alla Morettina di Locarno e durante il Carnevale nelle principali città che ospiteran­no i festeggiamenti. « Nella speranza – aggiunge Sciaroni – che la gente apprezzi i contenuti di questo mes­saggio. E soprattutto segua l’invito del ragazzino di Balerna». Il concorso, che ha coinvolto 51 ra­gazzi delle scuole medie di tutto il Ticino, ha premiato anche la scuola di Lodrino, che ha piazzato alcuni alunni delle classi III B, IV A e IV C alle spalle di Gabriele Corti. Si trat­ta, nell’ordine, di Letizia Aurecchia, Alison Pozza, Sharon Gashi, Fran­cesco Loscavo, Elisa Souza, Alessan­dra Albertini e Nathalie Balinzo. A costoro è stato consegnato un buono per l’acquisto di merce in grandi magazzini del Cantone.
ANTO

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