Nel ballo dei periti inciampa la difesa
Non convince, e viene ripreso dal giudice per ‘scarsa concretezza’, il professore romano citato da Ravi Più conclusivi e penalmente utilizzabili i referti presentati dagli esperti chiamati da accusa e parte civile
Due a uno, e 3 punti che ne valgono 6 a favore dell’accusa. È sostanzialmente questo, il “risultato” della partita fra periti andata in scena ieri nella terza giornata del processo, alle Criminali di Locarno, a carico di Ivica Grgic, Marko Tomic e Ivan Jurkic in relazione alla morte di Damiano Tamagni, avvenuta il 1 ° febbraio 2008 alla Stranociada di Locarno. Due a uno perché Antonio Osculati ed Ennio Pedrinis, patologi citati il primo dall’accusa ( pp Rosa Item) e il secondo dalla parte civile ( la famiglia Tamagni, tramite l’avvocato Diego Olgiati) sono risultati in sostanza più concreti e convincenti del loro omologo chiamato in causa dalla difesa ( avvocato Yasar Ravi per Marko Tomic), ovverosia il professor Angelo Fiori dell’Università Cattolica di Roma. Tutti e tre gli esperti hanno ammesso di trovarsi di fronte ad un caso raro. La differenza è che i primi due lo hanno trattato facendo volutamente astrazione da fatti ancora non ammessi dalla Corte, e basandosi su un’analisi di compatibilità fra le lesioni riscontrate sul corpo della vittima e lacerazione arteriosa che ha provocato l’emorragia interna fatale; mentre il terzo è andato per ipotesi fattuali “ universali”, lasciando un po’ troppo da parte la fattispecie. Il che ha suscitato anche una certa impazienza del giudice.
Il primo chiamato al banco dei testimoni è stato il perito giudiziario, Antonio Osculati, medico legale dell’Università e dell’ospedale di Varese. « Ho visitato Damiano Tamagni poche ore dopo i fatti di quel primo febbraio 2008, quando era ancora in vita, allo scopo di valutare il suo stato di salute ». Il giovane era gravissimo e sarebbe deceduto poco dopo. « I primi esami, compresi quelli autoptici, sono stati condotti unicamente su basi mediche ». La morte del giovane, ha continuato il patologo, è stata certamente causata da traumi. Colpi che hanno portato alla rottura di un’arteria cerebrale. Non è stato trovato nulla, durante l’autopsia, che potesse far pensare a un decesso avvenuto per altre ragioni. Osculati si è quindi lanciato in una spiegazione dettagliata: « Le arterie cerebrali sono vasi ben protetti dalla scatola cranica. E quest’ultima non ha subito lesioni. Era intatta ». Più in generale, nessuno dei colpi ricevuti dalla vittima è stato sferrato con una potenza tale da poterne provocare la morte. Il perito ha trovato tracce di contusioni a una tempia e al collo. Ma allora cos’è successo? « È un caso raro, ma ben documentato nella letteratura scientifica. La lesione all’arteria cerebrale sinistra può spiegarsi solo con un movimento anomalo (per estensione, rotazione e rapidità) della testa ». Un movimento violento, repentino e molto ampio che ha lacerato l’importante vaso sanguigno. Da parte della vittima non c’è stata reazione: « È stato colto di sorpresa o era in una posizione che non permetteva resistenza ». Il perito è quindi giunto alla conclusione che uno dei colpi ha provocato lo spostamento del capo e la lacerazione dell’arteria. Poi ci sono le ipotesi: « Potrebbe essere stata la botta alla tempia o, magari, quella alla base del collo; oppure entrambe. Sono comunque questi gli unici due colpi che possono spiegare cosa sia successo ». Sarà la corte a ricostruire la dinamica. Osculati, rispondendo al giudice Mauro Ermani, che gli ha sottoposto alcune conclusioni a cui è giunto il perito Angelo Fiori – incaricato dall’avvocato Yasar Ravi, difensore di Marko Tomic –, ha affermato che non è suo compito stabilire le responsabilità degli imputati. Tuttavia, per quanto riguarda gli aspetti temporali, il medico legale varesino non ha dubbi: « L’emorragia è avvenuta nel tronco encefalico, che è il centro di controllo delle funzioni vitali. In pochi secondi, e comunque in tempi brevissimi, si giunge all’arresto cardiaco ». Il cuore di Damiano ha ripreso a battere solo dopo la rianimazione; ma quando è giunto all’ospedale aveva già subìto grossi danni cerebrali. Osculati ha pure ribadito che durante l’autopsia sul corpo della vittima ha riscontrato i segni di 15 traumi: « È possibile che ce ne siano stati di più, ma gli indumenti pesanti possono avere attutito pugni e calci, e quindi non ne è rimasta traccia ». Sul volto, invece, non ha trovato nulla; cade quindi l’ipotesi di un pugno sferrato da Ivica Grgic all’inizio del battibecco. Nel pomeriggio il dottor Ennio Pedrinis ha dapprima chiarito che l’alcolemia « non significativa » riscontrata su Damiano (lo 0,3 per mille) non può aver avuto nessuna influenza sulla resistenza muscolare della vittima. Poi ha notato che « se qualcuno subisce un’aggressione ed è in stato vigile può difendersi con cognizione e prevenire movimenti abnormi del capo, come ad esempio una torsione ». Nel caso in esame, va rilevato che « il soggetto era a terra, probabilmente confuso a causa delle varie lesioni subite. Quindi non era più completamente lucido. Il corpo, disteso sull’asfalto, ha fatto da àncora limitando i movimenti della testa. È molto facile che un colpo sferratogli al capo abbia provocato il movimento abnorme, perché un calcio forte e inaspettato conferisce energia cinetica alla testa, che però è frenata dal collo. Ciò determina una torsione che può provocare una lacerazione dell’arteria ». Pedrinis ha poi quantificato in 2-5 secondi il tempo necessario dopo la lacerazione affinché intervenga l’arresto cardiaco e vi sia la perdita di coscienza. Visto che in Damiano si è provocata un’ampia lacerazione dell’arteria, « tutto il sangue apportato usciva, causando un’emorragia massiccia, con compressione rapida del cervello, mancanza di ossigeno e messa in difficoltà acuta dei centri vitali ». Poi è stata la volta di Angelo Fiori, un professore di vasta esperienza che ciononostante si è fatto riprendere dal giudice Ermani sia per non aver saputo indicare in base a quali documenti ha redatto la sua perizia, sia, appunto, per aver avanzato, a discarico degli accusati, delle ipotesi lontane dalla fattispecie. « Capisco che lei deve insinuare il dubbio – gli ha detto Ermani –, ma che il dubbio sia almeno pertinente ». Fiori aveva iniziato col sottolineare che, secondo la scienza medica, una lacerazione dell’arteria può prodursi anche spontaneamente, oppure venir determinata da eventi come « una danza sfrenata, oppure la permanenza di 40 minuti sulla sedia di un dentista, oppure ancora una caduta in piedi da 2 metri (o nuotando, facendo jogging, sci e ginnastica) ». Questo per indicare che « l’arteria vertebrale è fragile, suscettibile di subire traumi indiretti ». Poi, di fronte alle insistenze di un Ermani desideroso di concretezza, Fiori ha dovuto ammettere che « la causa della lacerazione dell’arteria di Damiano è comunque indirettamente traumatica ». E con questo ha aggiunto che cause traumatiche potrebbero anche essere state la spinta contro il muretto di Via Borghese, i movimenti sconnessi di Damiano durante il pestaggio, oppure i pugni ricevuti (pugni che però, ha ricordato Ermani, non risultano essere stati sferrati poiché non riscontrati neppure in microlesioni sul viso della vittima). Proprio su questa base ipotetica Fiori si è fatto tirare le orecchie dal giudice, il quale ha ripetuto: « Lei dà per scontati accertamenti fattuali che non sono tali ». In conclusione di pomeriggio è tornato a deporre Osculati, che ha sostanzialmente ribadito un concetto base: « Su Damiano sono stati riscontrati due traumi contusivi al capo, che sono l’unica soluzione compatibile con la lacerazione arteriosa ».
***
A un ragazzo di 14 anni il concorso lanciato dalla Fondazione Damiano Tamagni
No alla violenza, ‘Le sorti del Carnevale sono nelle tue mani’
Con lo slogan ‘Le sorti del Carnevale sono nelle tue mani’, Gabriele Corti, quattordicenne di Balerna, ha vinto il concorso ‘ Un manifesto per un Carnevale divertente per tutti’ lanciato dalla Fondazione Damiano Tamagni e sostenuto da Radix, l’associazione ticinese per la promozione della salute e per la prevenzione delle dipendenze. Un evento voluto per sensibilizzare le persone, ed in particolare i giovani, sui problemi della violenza e della prevaricazione; e per evitare, ha spiegato Giacomo Sciaroni, segretario della Fondazione, « che tragedie come quella di Locarno si ripetano ancora». Il giovane alunno della IV media balernitana ha presentato così il suo progetto: « Nel manifesto sono raffigurate le mani. Di diversa grandezza e di diverso colore, che rappresentano i popoli, i quali tutti uniti possono combattere e sconfiggere la violenza. Ma non solo: nel disegno sono raffigurati anche dei piccoli volti, con sguardi positivi e negativi, che significano la non violenza e la violenza. A noi scegliere la via giusta». Alla realizzazione del concorso hanno aderito anche tutti i comitati di organizzazione dei principali Carnevali del Cantone. « Perché senza l’unione delle forze, non si potranno mai ottenere dei risultati concreti » , ha continuato Sciaroni. Quest’ultimo ha poi raccontato che « salendo in macchina da Locarno a Bellinzona, mi sono chiesto se fosse opportuno o meno premiare i concorrenti nello stesso giorno del processo agli aggressori di Damiano. Qualcuno avrebbe potuto storcere il naso. Poi, però, mi sono convinto che l’evento non era affatto fuori luogo». E a proposito aggiunge. «Mentre a Locarno si deve far luce su questa triste vicenda e appurare le singole responsabilità, qui si vuole dare continuità all’opera di sensibilizzazione della Fondazione, che punta sull’educazione emotiva nelle scuole dell’infanzia e nelle elementari e ricordare naturalmente anche la figura di Damiano ». Il manifesto premiato verrà esposto da lunedí prossimo alla Morettina di Locarno e durante il Carnevale nelle principali città che ospiteranno i festeggiamenti. « Nella speranza – aggiunge Sciaroni – che la gente apprezzi i contenuti di questo messaggio. E soprattutto segua l’invito del ragazzino di Balerna». Il concorso, che ha coinvolto 51 ragazzi delle scuole medie di tutto il Ticino, ha premiato anche la scuola di Lodrino, che ha piazzato alcuni alunni delle classi III B, IV A e IV C alle spalle di Gabriele Corti. Si tratta, nell’ordine, di Letizia Aurecchia, Alison Pozza, Sharon Gashi, Francesco Loscavo, Elisa Souza, Alessandra Albertini e Nathalie Balinzo. A costoro è stato consegnato un buono per l’acquisto di merce in grandi magazzini del Cantone.
ANTO
Non convince, e viene ripreso dal giudice per ‘scarsa concretezza’, il professore romano citato da Ravi Più conclusivi e penalmente utilizzabili i referti presentati dagli esperti chiamati da accusa e parte civile
Due a uno, e 3 punti che ne valgono 6 a favore dell’accusa. È sostanzialmente questo, il “risultato” della partita fra periti andata in scena ieri nella terza giornata del processo, alle Criminali di Locarno, a carico di Ivica Grgic, Marko Tomic e Ivan Jurkic in relazione alla morte di Damiano Tamagni, avvenuta il 1 ° febbraio 2008 alla Stranociada di Locarno. Due a uno perché Antonio Osculati ed Ennio Pedrinis, patologi citati il primo dall’accusa ( pp Rosa Item) e il secondo dalla parte civile ( la famiglia Tamagni, tramite l’avvocato Diego Olgiati) sono risultati in sostanza più concreti e convincenti del loro omologo chiamato in causa dalla difesa ( avvocato Yasar Ravi per Marko Tomic), ovverosia il professor Angelo Fiori dell’Università Cattolica di Roma. Tutti e tre gli esperti hanno ammesso di trovarsi di fronte ad un caso raro. La differenza è che i primi due lo hanno trattato facendo volutamente astrazione da fatti ancora non ammessi dalla Corte, e basandosi su un’analisi di compatibilità fra le lesioni riscontrate sul corpo della vittima e lacerazione arteriosa che ha provocato l’emorragia interna fatale; mentre il terzo è andato per ipotesi fattuali “ universali”, lasciando un po’ troppo da parte la fattispecie. Il che ha suscitato anche una certa impazienza del giudice.
Il primo chiamato al banco dei testimoni è stato il perito giudiziario, Antonio Osculati, medico legale dell’Università e dell’ospedale di Varese. « Ho visitato Damiano Tamagni poche ore dopo i fatti di quel primo febbraio 2008, quando era ancora in vita, allo scopo di valutare il suo stato di salute ». Il giovane era gravissimo e sarebbe deceduto poco dopo. « I primi esami, compresi quelli autoptici, sono stati condotti unicamente su basi mediche ». La morte del giovane, ha continuato il patologo, è stata certamente causata da traumi. Colpi che hanno portato alla rottura di un’arteria cerebrale. Non è stato trovato nulla, durante l’autopsia, che potesse far pensare a un decesso avvenuto per altre ragioni. Osculati si è quindi lanciato in una spiegazione dettagliata: « Le arterie cerebrali sono vasi ben protetti dalla scatola cranica. E quest’ultima non ha subito lesioni. Era intatta ». Più in generale, nessuno dei colpi ricevuti dalla vittima è stato sferrato con una potenza tale da poterne provocare la morte. Il perito ha trovato tracce di contusioni a una tempia e al collo. Ma allora cos’è successo? « È un caso raro, ma ben documentato nella letteratura scientifica. La lesione all’arteria cerebrale sinistra può spiegarsi solo con un movimento anomalo (per estensione, rotazione e rapidità) della testa ». Un movimento violento, repentino e molto ampio che ha lacerato l’importante vaso sanguigno. Da parte della vittima non c’è stata reazione: « È stato colto di sorpresa o era in una posizione che non permetteva resistenza ». Il perito è quindi giunto alla conclusione che uno dei colpi ha provocato lo spostamento del capo e la lacerazione dell’arteria. Poi ci sono le ipotesi: « Potrebbe essere stata la botta alla tempia o, magari, quella alla base del collo; oppure entrambe. Sono comunque questi gli unici due colpi che possono spiegare cosa sia successo ». Sarà la corte a ricostruire la dinamica. Osculati, rispondendo al giudice Mauro Ermani, che gli ha sottoposto alcune conclusioni a cui è giunto il perito Angelo Fiori – incaricato dall’avvocato Yasar Ravi, difensore di Marko Tomic –, ha affermato che non è suo compito stabilire le responsabilità degli imputati. Tuttavia, per quanto riguarda gli aspetti temporali, il medico legale varesino non ha dubbi: « L’emorragia è avvenuta nel tronco encefalico, che è il centro di controllo delle funzioni vitali. In pochi secondi, e comunque in tempi brevissimi, si giunge all’arresto cardiaco ». Il cuore di Damiano ha ripreso a battere solo dopo la rianimazione; ma quando è giunto all’ospedale aveva già subìto grossi danni cerebrali. Osculati ha pure ribadito che durante l’autopsia sul corpo della vittima ha riscontrato i segni di 15 traumi: « È possibile che ce ne siano stati di più, ma gli indumenti pesanti possono avere attutito pugni e calci, e quindi non ne è rimasta traccia ». Sul volto, invece, non ha trovato nulla; cade quindi l’ipotesi di un pugno sferrato da Ivica Grgic all’inizio del battibecco. Nel pomeriggio il dottor Ennio Pedrinis ha dapprima chiarito che l’alcolemia « non significativa » riscontrata su Damiano (lo 0,3 per mille) non può aver avuto nessuna influenza sulla resistenza muscolare della vittima. Poi ha notato che « se qualcuno subisce un’aggressione ed è in stato vigile può difendersi con cognizione e prevenire movimenti abnormi del capo, come ad esempio una torsione ». Nel caso in esame, va rilevato che « il soggetto era a terra, probabilmente confuso a causa delle varie lesioni subite. Quindi non era più completamente lucido. Il corpo, disteso sull’asfalto, ha fatto da àncora limitando i movimenti della testa. È molto facile che un colpo sferratogli al capo abbia provocato il movimento abnorme, perché un calcio forte e inaspettato conferisce energia cinetica alla testa, che però è frenata dal collo. Ciò determina una torsione che può provocare una lacerazione dell’arteria ». Pedrinis ha poi quantificato in 2-5 secondi il tempo necessario dopo la lacerazione affinché intervenga l’arresto cardiaco e vi sia la perdita di coscienza. Visto che in Damiano si è provocata un’ampia lacerazione dell’arteria, « tutto il sangue apportato usciva, causando un’emorragia massiccia, con compressione rapida del cervello, mancanza di ossigeno e messa in difficoltà acuta dei centri vitali ». Poi è stata la volta di Angelo Fiori, un professore di vasta esperienza che ciononostante si è fatto riprendere dal giudice Ermani sia per non aver saputo indicare in base a quali documenti ha redatto la sua perizia, sia, appunto, per aver avanzato, a discarico degli accusati, delle ipotesi lontane dalla fattispecie. « Capisco che lei deve insinuare il dubbio – gli ha detto Ermani –, ma che il dubbio sia almeno pertinente ». Fiori aveva iniziato col sottolineare che, secondo la scienza medica, una lacerazione dell’arteria può prodursi anche spontaneamente, oppure venir determinata da eventi come « una danza sfrenata, oppure la permanenza di 40 minuti sulla sedia di un dentista, oppure ancora una caduta in piedi da 2 metri (o nuotando, facendo jogging, sci e ginnastica) ». Questo per indicare che « l’arteria vertebrale è fragile, suscettibile di subire traumi indiretti ». Poi, di fronte alle insistenze di un Ermani desideroso di concretezza, Fiori ha dovuto ammettere che « la causa della lacerazione dell’arteria di Damiano è comunque indirettamente traumatica ». E con questo ha aggiunto che cause traumatiche potrebbero anche essere state la spinta contro il muretto di Via Borghese, i movimenti sconnessi di Damiano durante il pestaggio, oppure i pugni ricevuti (pugni che però, ha ricordato Ermani, non risultano essere stati sferrati poiché non riscontrati neppure in microlesioni sul viso della vittima). Proprio su questa base ipotetica Fiori si è fatto tirare le orecchie dal giudice, il quale ha ripetuto: « Lei dà per scontati accertamenti fattuali che non sono tali ». In conclusione di pomeriggio è tornato a deporre Osculati, che ha sostanzialmente ribadito un concetto base: « Su Damiano sono stati riscontrati due traumi contusivi al capo, che sono l’unica soluzione compatibile con la lacerazione arteriosa ».
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A un ragazzo di 14 anni il concorso lanciato dalla Fondazione Damiano Tamagni
No alla violenza, ‘Le sorti del Carnevale sono nelle tue mani’
Con lo slogan ‘Le sorti del Carnevale sono nelle tue mani’, Gabriele Corti, quattordicenne di Balerna, ha vinto il concorso ‘ Un manifesto per un Carnevale divertente per tutti’ lanciato dalla Fondazione Damiano Tamagni e sostenuto da Radix, l’associazione ticinese per la promozione della salute e per la prevenzione delle dipendenze. Un evento voluto per sensibilizzare le persone, ed in particolare i giovani, sui problemi della violenza e della prevaricazione; e per evitare, ha spiegato Giacomo Sciaroni, segretario della Fondazione, « che tragedie come quella di Locarno si ripetano ancora». Il giovane alunno della IV media balernitana ha presentato così il suo progetto: « Nel manifesto sono raffigurate le mani. Di diversa grandezza e di diverso colore, che rappresentano i popoli, i quali tutti uniti possono combattere e sconfiggere la violenza. Ma non solo: nel disegno sono raffigurati anche dei piccoli volti, con sguardi positivi e negativi, che significano la non violenza e la violenza. A noi scegliere la via giusta». Alla realizzazione del concorso hanno aderito anche tutti i comitati di organizzazione dei principali Carnevali del Cantone. « Perché senza l’unione delle forze, non si potranno mai ottenere dei risultati concreti » , ha continuato Sciaroni. Quest’ultimo ha poi raccontato che « salendo in macchina da Locarno a Bellinzona, mi sono chiesto se fosse opportuno o meno premiare i concorrenti nello stesso giorno del processo agli aggressori di Damiano. Qualcuno avrebbe potuto storcere il naso. Poi, però, mi sono convinto che l’evento non era affatto fuori luogo». E a proposito aggiunge. «Mentre a Locarno si deve far luce su questa triste vicenda e appurare le singole responsabilità, qui si vuole dare continuità all’opera di sensibilizzazione della Fondazione, che punta sull’educazione emotiva nelle scuole dell’infanzia e nelle elementari e ricordare naturalmente anche la figura di Damiano ». Il manifesto premiato verrà esposto da lunedí prossimo alla Morettina di Locarno e durante il Carnevale nelle principali città che ospiteranno i festeggiamenti. « Nella speranza – aggiunge Sciaroni – che la gente apprezzi i contenuti di questo messaggio. E soprattutto segua l’invito del ragazzino di Balerna». Il concorso, che ha coinvolto 51 ragazzi delle scuole medie di tutto il Ticino, ha premiato anche la scuola di Lodrino, che ha piazzato alcuni alunni delle classi III B, IV A e IV C alle spalle di Gabriele Corti. Si tratta, nell’ordine, di Letizia Aurecchia, Alison Pozza, Sharon Gashi, Francesco Loscavo, Elisa Souza, Alessandra Albertini e Nathalie Balinzo. A costoro è stato consegnato un buono per l’acquisto di merce in grandi magazzini del Cantone.
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