Per l’omicidio 20 anni e mezzo in due
‘Dieci anni e mezzo a Marko Tomic, 10 a Ivica Grgic e 3 anni per aggressione a Ivan Jurkic’ Le richieste di pena della procuratrice Item al termine di una requisitoria durata quasi 4 ore
È terminata nelle lacrime di alcuni dei familiari presenti, la lunga requisitoria della procuratrice pubblica Rosa Item al processo per l’omicidio di Damiano Tamagni. Familiari su cui le richieste di pena formulate dall’accusa sono piombate come macigni: 10 anni e mezzo per Marko Tomic, 10 anni per Ivica Grgic – entrambi accusati di omicidio intenzionale – e 3 anni per Ivan Jurkic, accusato invece di aggressione. Con il suo certosino lavoro di ricostruzione dei fatti oggettivamente ammessi in base alle testimonianze e agli accertamenti medico legali, la procuratrice ha dunque ipotizzato per Tomic e Grgic una pena base di 12 anni. Ma nella commisurazione ha considerato per Tomic da una parte « il pessimo comportamento » tenuto durante l’indagine, la propensione a raccontare bugie
Colpa gravissima, che ha causato un dolore incolmabile
e l’assenza di consapevolezza riguardo alla colpa commessa; e, dall’altra, l’incensuratezza e la giovane età. Leggermente diverso il discorso per Grgic, che « non si è nascosto con i “ non ricordo” » , ma « era perfettamente lucido al momento dei fatti » e ha precedenti penali, anche se di poco conto. Per entrambi Rosa Item ha parlato di « colpa gravissima, che ha causato un dolore enorme, incalcolabile, che non potrà mai esser sanato » . Item ha anche rilevato, nei due imputati, « nessun rispetto per la vita umana » . Trattando, dopo oltre 3 ore e mezzo di requisitoria, l’argomento della qualifica giuridica del reato, la procuratrice ha notato che « nell’omicidio intencorpo zionale l’autore deve attuare un comportamento che provoca la morte di una persona ». E ha ricordato la necessità di individuare un rapporto di causalità fra il comportamento e la morte, in cui il primo rappresenti la condizione “ sine qua non” della seconda. Poi, in merito al dolo eventuale (« lo si ha quando l’autore deve prevedere il risultato della morte, ma si assume il rischio di procedere comunque con il suo atto »), Item ha sottolineato che « in questo caso abbiamo un dolo eventuale grande come una casa, che rasenta il dolo diretto ». In precedenza la procuratrice aveva ripercorso con maniacale precisione i singoli avvenimenti di quella maledetta sera del 1° febbraio 2008 a Locarno. Per arrivare a stabilire che « la morte per emorragia cerebrale di Damiano Tamagni è dovuta alla lacerazione certamente traumatica dell’arteria, causata da un movimento di estensione- rotazione del capo, collegabile alle due lesioni riscontrate al capo e al collo ». Lesioni che secondo l’accusa, sulla base delle indicazioni peritali, sono state provocate da quei calci alla testa che di certo sia Tomic, sia Grgic hanno sferrato alla loro vittima. Per Tomic « è accertato che ha colpito con un pugno al viso, due pedate alle gambe, un calcio al busto e uno alla testa quando Damiano era a terra » . Quanto a Grgic, secondo l’accusa, considerate moltissime testimonianze convergenti, « ha tirato un potente calcio mirato alla testa e altri calci al quando Damiano era a terra » , oltre ad un pugno ( ma non è chiarissimo dove) quando la vittima era ancora in piedi. Item ha fatto a pezzi anche le versioni sostenute dai ragazzi per giustificare in qualche modo quanto commesso, o almeno per edulcorare le rispettive colpe. In particolare ha sottolineato che tutti, a partire da Jurkic, si sono avventati sulla vittima per il semplice « gusto di menar le mani » ; un gusto che sarebbe per altro confermato dall’intenzione, palesata da Grgic in apertura di serata di fronte agli amici, di « ammazzare » chi lo avesse toccato o disturbato ( salvo poi constatare che nessuna di queste due cose va ascritta alla vittima). « Se la violenza è stata messa in atto un’ora e mezza dopo questa promessa, non è certamente frutto del caso » , ha esclamato Item.
Il dolo eventuale è grande come una casa e rasenta il dolo diretto
Prima della requisitoria della procuratrice il giudice Mauro Ermani aveva chiesto ai tre imputati cosa si aspettassero da questo processo. Grgic: « Mi aspetto giustizia, e devo pagare per aver preso parte a una rissa in cui è morto un ragazzo » . Tomic: « Devo pagare per ciò che ho fatto. Mi aspetto giustizia per i familiari di Damiano, e giustizia da parte dei giudici » . Jurkic: « Mi aspetto che venga fuori la verità e che sia fatta giustizia » . Questa mattina si riprende con la requisitoria dell’avvocato di parte civile Diego Olgiati, seguito dalle arringhe dei difensori, partendo comunque dall’avvocato Luca Marcellini ( che tutela Jurkic).
***
In molti temono che un fatto del genere possa succedere di nuovo
Le opinioni di 1500 persone raccolte con un sondaggio da un media elettronico Un processo sentito e seguito. Ieri la sala destinata al pubblico nel palazzo dell’Amministrazione cantonale in Via della Posta 9 (videocollegata all’aula del Pretorio) era gremita. Nel pomeriggio una settantina di persone ha ascoltato in religioso silenzio la requisitoria della procuratrice pubblica Rosa Item (vedi articolo principale). Anche i media (tra cui quelli ‘elettronici’) dedicano ampio spazio al procedimento. Sul sito Ticinonline è stato pure lanciato un sondaggio con alcune domande a cui – finora – hanno risposto quasi 1500 lettori. Più dell’80 per cento sta seguendo (attraverso i media) il processo. Solo il 18 per cento ( 270 persone) preferirebbe essere nell’aula del Pretorio per vedere e ascoltare in prima persona come si svolge il procedimento a carico dei tre imputati. Significative anche le risposte alle ultime due domande: l’87 per cento (in totale 1277 persone su le 1469 che hanno preso parte al sondaggio) teme che un fatto come quello avvenuto il primo febbraio di un anno fa possa ripetersi; più del 76 per cento, infine, reputa che la sentenza ( che verrà pronunciata all’inizio di settimana prossima dalla Corte delle Assise criminali di Locarno) sarà comunque troppo lieve. Solo il 20 per cento ritiene che sarà giusta e il 2,59 per cento pensa che sarà probabilmente troppo dura.
***
I tre se ne andarono senza soccorrere Damiano in fin di vita
Ricordati dal giudice gli istanti successivi al pestaggio, la corsa in ospedale e il decesso
Sul bordo di quella strada, la sera del 1 febbraio 2008, Damiano è stato immediatamente soccorso dai passanti; fra di loro un infermiere al terzo anno di apprendistato, mascherato da clown, che si precipita sul giovane a terra per il massaggio cardiaco. Qualcun altro gli pratica la respirazione. Gli agenti della società privata incaricati della sicurezza chiamano immediatamente Ticino soccorso al 144. Sono momenti concitati. Pochi minuti di tentativi disperati per rianimare il ragazzo. Un amico del 22enne che giace a terra in fin di vita è in preda alla disperazione e picchia calci e pugni contro un muro. Qualcuno illumina il volto di Damiano con una pila elettrica; ha gli occhi aperti e l’infermiere si accorge che le pupille non reagiscono. Viene formato un cordone di sicurezza per evitare ai curiosi di intralciare i soccorritori. L’ambulanza della Salva si fa strada tra la ressa ed è sul posto in brevissimo tempo. Non si sono minimamente preoccupati della sorte della vittima i tre imputati. Questo è quanto emerso in aula ieri mattina, all’inizio del quarto giorno di processo a carico di Ivica Grgic, Marko Tomic e Ivan Jurkic. I primi due accusati di omicidio intenzionale, il terzo di aggressione. Il giudice Mauro Ermani, prima di leggere i verbali che raccolgono le testimonianze dei soccorritori, ha cercato di capire cosa hanno fatto i tre imputati dopo i calci sferrati al ragazzo che quella sera hanno preso di mira. Diverse e – manco a dirlo – in contrasto fra di loro, le versioni fornite dal terzetto. Tomic ha garantito che sono andati al capannone principale della Stranociada; poi lui e Grgic si sono recati al Carnevale di Bellinzona, perché lo stesso Tomic doveva incontrare un amico. Un ‘ puntello’ che però questo amico non ha confermato... « Sarebbe stato giusto restare sul posto – ha commentato Grgic –. In verità siamo tornati per vedere come stava Damiano; era a terra e c’era già chi lo soccorreva ». Ermani è intervenuto: « Uno che è veramente preoccupato si annuncia alla Polizia o si reca in ospedale, ma di sicuro non va in giro a continuare il Carnevale ». La Polizia che pattugliava il Rabadan li vede, li controlla, ma non li ferma. Per i due è un segnale di via libera: i festeggiamenti continuano. Ancora un paio di birre e uno spinello. Jurkic conferma la versione di Grgic: « Io mi sono fermato una decina di metri prima del luogo esatto dov’era Damiano. Grgic è andato più avanti. Quando mi ha nuovamente raggiunto non mi ha detto nulla ». Dai verbali è però difficile capire quando i due sono tornati sul luogo dell’agonia del 22enne locarnese. In un caso hanno affermato che erano trascorsi 5-10 minuti dai fatti; in un’altra deposizione hanno assicurato che era passata mezz’ora o anche di più. « Ma a quel momento Damiano era già al Pronto soccorso », gli aveva obiettato la procuratrice pubblica Rosa Item. In più Tomic ha smentito questa versione. E allora è giunta – nell’ennesimo verbale – la terza dichiarazione: saranno passati pochi minuti, due o forse quattro... Pure in aula il giudice non è riuscito a venire a capo della questione; resta il fatto che nessuno dei tre si è fermato a prestare aiuto. Dal racconto dei soccorritori – sempre tratto dai diversi verbali – sono emersi altri dettagli degli ultimi istanti di vita di Damiano. La sua posizione (supino, con la testa reclinata a sinistra e le braccia lungo il corpo), la difficoltà nel trovare la vena per la somministrazione dei primi farmaci, il cuore che riprende a battere, la maschera con l’ossigeno, la corsa all’ospedale, gli esami e la Tac. Infine, poco dopo l’una di mattina del 2 febbraio, il terribile ‘verdetto’: morte cerebrale. E l’ultimo viaggio al Civico di Lugano per l’espianto degli organi.
‘Dieci anni e mezzo a Marko Tomic, 10 a Ivica Grgic e 3 anni per aggressione a Ivan Jurkic’ Le richieste di pena della procuratrice Item al termine di una requisitoria durata quasi 4 ore
È terminata nelle lacrime di alcuni dei familiari presenti, la lunga requisitoria della procuratrice pubblica Rosa Item al processo per l’omicidio di Damiano Tamagni. Familiari su cui le richieste di pena formulate dall’accusa sono piombate come macigni: 10 anni e mezzo per Marko Tomic, 10 anni per Ivica Grgic – entrambi accusati di omicidio intenzionale – e 3 anni per Ivan Jurkic, accusato invece di aggressione. Con il suo certosino lavoro di ricostruzione dei fatti oggettivamente ammessi in base alle testimonianze e agli accertamenti medico legali, la procuratrice ha dunque ipotizzato per Tomic e Grgic una pena base di 12 anni. Ma nella commisurazione ha considerato per Tomic da una parte « il pessimo comportamento » tenuto durante l’indagine, la propensione a raccontare bugie
Colpa gravissima, che ha causato un dolore incolmabile
e l’assenza di consapevolezza riguardo alla colpa commessa; e, dall’altra, l’incensuratezza e la giovane età. Leggermente diverso il discorso per Grgic, che « non si è nascosto con i “ non ricordo” » , ma « era perfettamente lucido al momento dei fatti » e ha precedenti penali, anche se di poco conto. Per entrambi Rosa Item ha parlato di « colpa gravissima, che ha causato un dolore enorme, incalcolabile, che non potrà mai esser sanato » . Item ha anche rilevato, nei due imputati, « nessun rispetto per la vita umana » . Trattando, dopo oltre 3 ore e mezzo di requisitoria, l’argomento della qualifica giuridica del reato, la procuratrice ha notato che « nell’omicidio intencorpo zionale l’autore deve attuare un comportamento che provoca la morte di una persona ». E ha ricordato la necessità di individuare un rapporto di causalità fra il comportamento e la morte, in cui il primo rappresenti la condizione “ sine qua non” della seconda. Poi, in merito al dolo eventuale (« lo si ha quando l’autore deve prevedere il risultato della morte, ma si assume il rischio di procedere comunque con il suo atto »), Item ha sottolineato che « in questo caso abbiamo un dolo eventuale grande come una casa, che rasenta il dolo diretto ». In precedenza la procuratrice aveva ripercorso con maniacale precisione i singoli avvenimenti di quella maledetta sera del 1° febbraio 2008 a Locarno. Per arrivare a stabilire che « la morte per emorragia cerebrale di Damiano Tamagni è dovuta alla lacerazione certamente traumatica dell’arteria, causata da un movimento di estensione- rotazione del capo, collegabile alle due lesioni riscontrate al capo e al collo ». Lesioni che secondo l’accusa, sulla base delle indicazioni peritali, sono state provocate da quei calci alla testa che di certo sia Tomic, sia Grgic hanno sferrato alla loro vittima. Per Tomic « è accertato che ha colpito con un pugno al viso, due pedate alle gambe, un calcio al busto e uno alla testa quando Damiano era a terra » . Quanto a Grgic, secondo l’accusa, considerate moltissime testimonianze convergenti, « ha tirato un potente calcio mirato alla testa e altri calci al quando Damiano era a terra » , oltre ad un pugno ( ma non è chiarissimo dove) quando la vittima era ancora in piedi. Item ha fatto a pezzi anche le versioni sostenute dai ragazzi per giustificare in qualche modo quanto commesso, o almeno per edulcorare le rispettive colpe. In particolare ha sottolineato che tutti, a partire da Jurkic, si sono avventati sulla vittima per il semplice « gusto di menar le mani » ; un gusto che sarebbe per altro confermato dall’intenzione, palesata da Grgic in apertura di serata di fronte agli amici, di « ammazzare » chi lo avesse toccato o disturbato ( salvo poi constatare che nessuna di queste due cose va ascritta alla vittima). « Se la violenza è stata messa in atto un’ora e mezza dopo questa promessa, non è certamente frutto del caso » , ha esclamato Item.
Il dolo eventuale è grande come una casa e rasenta il dolo diretto
Prima della requisitoria della procuratrice il giudice Mauro Ermani aveva chiesto ai tre imputati cosa si aspettassero da questo processo. Grgic: « Mi aspetto giustizia, e devo pagare per aver preso parte a una rissa in cui è morto un ragazzo » . Tomic: « Devo pagare per ciò che ho fatto. Mi aspetto giustizia per i familiari di Damiano, e giustizia da parte dei giudici » . Jurkic: « Mi aspetto che venga fuori la verità e che sia fatta giustizia » . Questa mattina si riprende con la requisitoria dell’avvocato di parte civile Diego Olgiati, seguito dalle arringhe dei difensori, partendo comunque dall’avvocato Luca Marcellini ( che tutela Jurkic).
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In molti temono che un fatto del genere possa succedere di nuovo
Le opinioni di 1500 persone raccolte con un sondaggio da un media elettronico Un processo sentito e seguito. Ieri la sala destinata al pubblico nel palazzo dell’Amministrazione cantonale in Via della Posta 9 (videocollegata all’aula del Pretorio) era gremita. Nel pomeriggio una settantina di persone ha ascoltato in religioso silenzio la requisitoria della procuratrice pubblica Rosa Item (vedi articolo principale). Anche i media (tra cui quelli ‘elettronici’) dedicano ampio spazio al procedimento. Sul sito Ticinonline è stato pure lanciato un sondaggio con alcune domande a cui – finora – hanno risposto quasi 1500 lettori. Più dell’80 per cento sta seguendo (attraverso i media) il processo. Solo il 18 per cento ( 270 persone) preferirebbe essere nell’aula del Pretorio per vedere e ascoltare in prima persona come si svolge il procedimento a carico dei tre imputati. Significative anche le risposte alle ultime due domande: l’87 per cento (in totale 1277 persone su le 1469 che hanno preso parte al sondaggio) teme che un fatto come quello avvenuto il primo febbraio di un anno fa possa ripetersi; più del 76 per cento, infine, reputa che la sentenza ( che verrà pronunciata all’inizio di settimana prossima dalla Corte delle Assise criminali di Locarno) sarà comunque troppo lieve. Solo il 20 per cento ritiene che sarà giusta e il 2,59 per cento pensa che sarà probabilmente troppo dura.
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I tre se ne andarono senza soccorrere Damiano in fin di vita
Ricordati dal giudice gli istanti successivi al pestaggio, la corsa in ospedale e il decesso
Sul bordo di quella strada, la sera del 1 febbraio 2008, Damiano è stato immediatamente soccorso dai passanti; fra di loro un infermiere al terzo anno di apprendistato, mascherato da clown, che si precipita sul giovane a terra per il massaggio cardiaco. Qualcun altro gli pratica la respirazione. Gli agenti della società privata incaricati della sicurezza chiamano immediatamente Ticino soccorso al 144. Sono momenti concitati. Pochi minuti di tentativi disperati per rianimare il ragazzo. Un amico del 22enne che giace a terra in fin di vita è in preda alla disperazione e picchia calci e pugni contro un muro. Qualcuno illumina il volto di Damiano con una pila elettrica; ha gli occhi aperti e l’infermiere si accorge che le pupille non reagiscono. Viene formato un cordone di sicurezza per evitare ai curiosi di intralciare i soccorritori. L’ambulanza della Salva si fa strada tra la ressa ed è sul posto in brevissimo tempo. Non si sono minimamente preoccupati della sorte della vittima i tre imputati. Questo è quanto emerso in aula ieri mattina, all’inizio del quarto giorno di processo a carico di Ivica Grgic, Marko Tomic e Ivan Jurkic. I primi due accusati di omicidio intenzionale, il terzo di aggressione. Il giudice Mauro Ermani, prima di leggere i verbali che raccolgono le testimonianze dei soccorritori, ha cercato di capire cosa hanno fatto i tre imputati dopo i calci sferrati al ragazzo che quella sera hanno preso di mira. Diverse e – manco a dirlo – in contrasto fra di loro, le versioni fornite dal terzetto. Tomic ha garantito che sono andati al capannone principale della Stranociada; poi lui e Grgic si sono recati al Carnevale di Bellinzona, perché lo stesso Tomic doveva incontrare un amico. Un ‘ puntello’ che però questo amico non ha confermato... « Sarebbe stato giusto restare sul posto – ha commentato Grgic –. In verità siamo tornati per vedere come stava Damiano; era a terra e c’era già chi lo soccorreva ». Ermani è intervenuto: « Uno che è veramente preoccupato si annuncia alla Polizia o si reca in ospedale, ma di sicuro non va in giro a continuare il Carnevale ». La Polizia che pattugliava il Rabadan li vede, li controlla, ma non li ferma. Per i due è un segnale di via libera: i festeggiamenti continuano. Ancora un paio di birre e uno spinello. Jurkic conferma la versione di Grgic: « Io mi sono fermato una decina di metri prima del luogo esatto dov’era Damiano. Grgic è andato più avanti. Quando mi ha nuovamente raggiunto non mi ha detto nulla ». Dai verbali è però difficile capire quando i due sono tornati sul luogo dell’agonia del 22enne locarnese. In un caso hanno affermato che erano trascorsi 5-10 minuti dai fatti; in un’altra deposizione hanno assicurato che era passata mezz’ora o anche di più. « Ma a quel momento Damiano era già al Pronto soccorso », gli aveva obiettato la procuratrice pubblica Rosa Item. In più Tomic ha smentito questa versione. E allora è giunta – nell’ennesimo verbale – la terza dichiarazione: saranno passati pochi minuti, due o forse quattro... Pure in aula il giudice non è riuscito a venire a capo della questione; resta il fatto che nessuno dei tre si è fermato a prestare aiuto. Dal racconto dei soccorritori – sempre tratto dai diversi verbali – sono emersi altri dettagli degli ultimi istanti di vita di Damiano. La sua posizione (supino, con la testa reclinata a sinistra e le braccia lungo il corpo), la difficoltà nel trovare la vena per la somministrazione dei primi farmaci, il cuore che riprende a battere, la maschera con l’ossigeno, la corsa all’ospedale, gli esami e la Tac. Infine, poco dopo l’una di mattina del 2 febbraio, il terribile ‘verdetto’: morte cerebrale. E l’ultimo viaggio al Civico di Lugano per l’espianto degli organi.
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