28 gennaio 2009 - Tio.ch

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PROCESSO TAMAGNI
Mauro Ermani: 'Erano consapevoli che potevano uccidere Damiano'.

LOCARNO - La porta delle assise criminali di Locarno si è aperta alle ore 22.35, dopo oltre 12 ore di camera di consiglio, per fare passare dapprima gli avvocati della difesa ed in seguito i familiari stretti degli imputati e di Damiano Tamagni. Genitori, fratelli, zii e cugini che si sono incrociati a pochi minuti dalla sentenza condividendo la tensione dipinta sul loro volto.

Pochi minuti dopo è stata la volta dei giornalisti che, entrando in aula, hanno trovato la corte, gli avvocati della difesa, la pp Rosa Item, l'avvocato di parte civile, i genitori di Damiano e i familiari di Marko, Ivica e Ivan ad attendere in assoluto silenzio l'arrivo degli imputati e lo squillare della campanella.
Un silenzio assoluto carico di tensione.
Il giudice Ermani ha poi cominciato a leggere la sentenza decisa dalla corte sottolineando che l'invito alla serenità, formulato dagli avvocati difensori nel tentativo di cancellare le tensioni e le pressioni generate dall'opinione pubblica, "è parsa un'ovvietà". Mauro Ermani ha poi continuato la lettura della sentenza spiegando che la corte ha basato la sua sentenza solo su considerazioni di carattere legale e sottolineando, riferendosi chiaramente alle richieste formulate dall'avvocato Luca Marcellini nella sua arringa difensiva, di una giustizia esemplare. "Non spetta alla corte dire se il giudizio preso è esemplare" ha affermato il presidente della corte che ha poi continuato precisando che tale compito spetterà eventualmente ad un'altra corte.
"È stata esemplare la dignità dei genitori della vittima -ha poi sottolineato la sentenza-, consci del fatto che la giustizia non potrà mai lenire le loro sofferenze".
La corte si è limitata, spiega il giudice Mauro Ermani, ad "accertare i fatti in modo oggettivo e senza pregiudizi". Comportamento che l'ha portata a constatare che Damiano è stato ucciso senza che egli abbia minimamente assunto qualsiasi comportamento che potesse aver indotto Ivan Jurkic a pensare che Damiano si trovasse all'interno di una bagarre. "La corte ha proceduto ad un'analisi minuziosa degli atti -ha affermato in seguito il giudice ribadendo che la corte- ha colto l'invito delle difese di valutare le testimonianze con estrema prudenza consci dei sentimenti di sconcerto e rabbia". Seguendo l'invito formulato dalla difesa "la corte ha pure tenuto conto che è umano cercare giustificazioni" riferendosi alle versioni discordanti dei primi verbali ed alle successivi ritrattazioni. Comportamento quindi che non va inteso, secondo quanto affermato dalla difesa, come un atto premeditato.
La lettura della sentenza si è poi concentrata sugli imputati.

Ivan Jurkic
"La corte ha accertato che non si è mai dissociato, prima dell'arresto, dagli altri due. Che ad un certo punto è andato a casa non perché pentito ma solo perché il mattino successivo doveva lavorare -afferma Ermani ponendo in seguito l'attenzione sul fatto che dopo l'arresto "non ha esitato a gettare fango su Damiano". La corte inoltre ritiene che Ivan Jurkic abbia colpito Damiano mentre si trovava a terra, al contrario di quanto affermato dall'imputato. Posizione assunta dopo aver "valutato con prudenza le testimonianze". "Dopo attenta e ponderata analisi di tutto il materiale probatorio la corte conferma l'atto d'accusa e gli estremi del reato d'aggressione" ha affermato il giudice prima di decretare la durata della pena inflitta questa sera in prima istanza.

Marko Tomic e Ivica Grgic
La corte, spiega Ermani, ha deciso di considerare il reato commesso in correità tra i due imputati. "La corte ha escluso che Damiano sia stato colpito alla testa mentre ancora era in piedi" afferma il giudice leggendo la sentenza stilata in camera di consiglio. "Quanto al calcio imputato a Tomic alla corte non è apparso credibile che all'imputato si sia spenta la luce dei ricordi unicamente per la fase che lo avrebbe visto sferrare il calcio a Damiano. La corte ha pure accertato, al di la di qualsiasi dubbio, che sia stato lui a colpire Damiano alla tempia mentre era a terra. Grgic ha ammesso di aver colpito Damiano a terra con un calcio".
"È pure incontestato che la vittima è deceduta in seguito alla lacerazione dell'arteria cervicale intracranica" afferma la corte che, si apprende dalla lettura della sentenza, ha ritenuto convincente e per nulla scalfita dalla perizia di parte, la perizia del dott. Osculati". Tornando alla lacerazione dell'arteria che ha causato il decesso di Damiano la corte ritiene "che non può essere stata causata che da uno o dall'altro trauma alla testa o da entrambi". La corte ha pure stabilito che il decesso di Damiano è avvenuto in seguito ai colpi inferti alla testa quando egli si trovava a terra.
"Chi colpisce una vittima a terra non puo non pensare che possa causarne la morte" ha affermato il giudice prima di decretare la pena di 10 anni ad entrambi gli imputati.
Il dolore dei familiari ha rotto il silenzio. "Siamo ancora un po' confusi" è la parola di uno dei familiari di Damiano.
Nella notte è giunta in redazione la notizia di una conferenza stampa indetta per oggi dalla famiglia Tamagni.

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