Trauma mortale: è scontro sulle cause
Che cosa ha provocato la lesione vascolare? Tra i periti c’è discordanza
Parola ai periti ieri al processo Tamagni, chiamati a pronunciarsi sulle possibili cause che hanno determinato la lacerazione dell’arteria vertebrale sinistra, provocando l’emorragia cerebrale con il conseguente decesso
PAGINA A CURA DI LUCA CONTI, MAURO EURO E OLIVER BROGGINI
La causa della morte di Damiano Tamagni non viene confutata da nessuno dei tre periti che ieri hanno tenuto banco al processo: un movimento abnorme, anomalo e rotatorio del capo ha determinato la lacerazione dell’arteria vertebrale sinistra intracranica dando origine a un’emorragia cerebrale che ha provocato il decesso. Su quale sia stato il trauma che ha originato tale movimento rotatorio abnorme del capo invece gli esperti divergono. Per i medici legali Antonio Osculati (perito dell’accusa) e Ennio Pedrinis (perito di parte civile) questo movimento rotatorio del capo, con conseguente lacerazione dell’arteria vertebrale sinistra intracranica, è compatibile con due piccoli ematomi rilevati sul collo di Damiano e, di conseguenza, con i calci inferti quando era a terra. Per il prof. Angelo Fiori (perito prodotto dal difensore di Marko Tomic, avv. Yasar Ravi) invece non è possibile trarre queste deduzioni e arrivare a tali conclusioni (vedi testo sotto). Il dott. Osculati, dell’ Università di Varese, aveva potuto visitare Damiano quando era ancora in fin di vita all’ospedale La Carità. Ha poi eseguito sul cadavere un dettagliato esame autoptico e necroscopico sia interno sia esterno. Per farlo, come lui stesso ha precisato ieri in aula, ha utilizzato anche tecniche molto sofisticate e inconsuete, quanto non di routine. In particolare, si è concentrato sul capo del giovane, avendo ricevuto in tal senso indicazioni specifiche dagli inquirenti. In ogni caso, va subito precisato, il medico legale non era affatto a conoscenza degli atti e delle risultanze dell’inchiesta avviata sull’uccisione di Damiano. Accertamenti «asettici» Gli accertamenti eseguiti dal dott. Osculati si sono pertanto concentrati solo e unicamente sugli aspetti medico-legali, nel senso che era all’oscuro della dinamica che ha determinato l’uccisione di Tamagni. Dagli esami minuziosi e dettagliati messi in atto è appunto stato possibile individuare la lacerazione dell’arteria vertebrale sinistra intracranica, che ha poi originato l’importante emorragia cerebrale che ha portato in brevissimo tempo Damiano alla morte. Lesione vascolare che si spiega appunto solo a seguito di un movimento anomalo, abnorme e rotatorio del capo che porta allo sconvolgimento del normale meccanismo regolatore di questa struttura corporea, annullando praticamente la naturale elasticità e mobilità del tessuto. Una forza esterna all’origine del trauma Sempre a detta del dott. Osculati, all’origine di quel movimento rotatorio abnorme del capo che ha determinato la lacerazione c’è stato un evento traumatico per individuare il quale ci si è ancora una volta attenuti ai dati raccolti durante le minuziosissime osservazioni eseguite sul corpo della vittima. E proprio sulla parte sinistra del collo di Damiano sono stati rilevati piccolissimi ematomi, non propriamente visibili ad occhio nudo, ma messi in rilievo da un’ispezione più approfondita dei tessuti. Sono appunto questi piccoli ematomi che sono stati ritenuti compatibili dal medico legale con la lesione vascolare che ha poi originato l’emorragia. Ematomi che, se collegati alle testimonianze raccolte nei numerosi verbali stesi, rimanderebbero appunto ai calci sferrati a Damiano quando era a terra da Marko Tomic e Ivica Grgic. Ematoma modesto ma colpo forte Le conclusioni a cui è giunto il dott. Osculati sono state sposate ieri in aula anche dal dott. Ennio Pedrinis, medico legalechel’avv. di parte civile Diego Olgiati ha interpellato per meglio comprendere le risultanze della perizia Osculati. Nelle sue considerazioni Pedrinis ha rilevato in particolare come il movimento abnorme e rotatorio del capo della vittima sia stato originato verosimilmente quando era a terra, cosa che faciliterebbe questo fenomeno a seguito di un evento traumatico, come potrebbe essere un calcio. E poco importa che l’ematoma riscontrato sia minimo, in quanto questo non è necessariamente proporzionale alla forza del colpo inferto.
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IL PERITO DELLA DIFESA
«Escludo che siano stati i calci sferrati a terra»
Se per i periti di accusa e parte civile – i medici legali Antonio Osculati e Ennio Pedrinis– acausare la lacerazione dell’arteria vertebrale sinistra intracranica, che ha poi originato l’emorragia cerebrale che ha determinato la morte di Damiano Tamagni, è stato un evento traumatico compatibile con i calci ricevuti quando giaceva a terra (vedi testo sopra), per il prof. Angelo Fiori, perito chiamato dal difensore di Marko Tomic avv. Yasar Ravi invece non è possibile stabilire quale sia stato il trauma che ha originato tale lacerazione. È quanto il medico legale romano ha ribadito ieri in aula riferendo alla Corte le risultanze dei suoi accertamenti. Una metodologia criticata dal presidente della Corte I risultati della perizia stesa dal prof. Fiori non hanno comunque mancato di suscitare una certa perplessità nel presidente della Corte giudice Mauro Ermani, in particolare per la metodologia che il perito ha utilizzato per svolgere il suo lavoro. A differenza dei medici legali che hanno svolto gli accertamenti per conto dell’accusa e della parte civile, che hanno impostato le loro perizie non tenendo in considerazione gli atti dell’inchiesta, il prof. Fiori ha infatti «mescolato» aspetti medici e fatti fondandosi, per quest’ultimi, su alcuni dei verbali stesi nel corso dell’inchiesta. «Risulta a questo punto arduo – ha fatto presente il giudice – poter capire come dal profilo medicolegale lei riesca a giungere a determinate conclusioni se non conosce per intero gli atti del processo, che sono raccolti in un grande scatolone e non si limitano ad alcune pagine. Inoltre, quest’ultimo aspetto – ha aggiunto Ermani – è prettamente di competenza della Corte e non di chi deve svolgere una perizia che si fondi solo e essenzialmente sulle modalità mediche». «È una metodologia – gli ha replicato il perito – che ricorre spesso nelle analisi che durante la mia lunga carriera sono stato chiamato ad eseguire sia nell’ambito di procedimenti penali sia in quelli civili». Di una cosa il prof. Angelo Fiori si è detto certo ieri in aula, vale a dire del fatto che non siano stati i calci inferti a Damiano quando si trovava a terra a determinare il movimento abnorme rotatorio del capochehaoriginato la lacerazione dell’arteria vertebrale sinistra. «In quella posizione – ha osservato – i calci avrebbero semmai prodotto un movimento in avanti del capo e non indietro e rotatorio come dovrebbe risultare per originare il trauma di cui stiamo parlando». A detta del perito invece questo evento traumatico potrebbe benissimo essere stato attivato da altri colpi, dall’agire convulso di Damiano, dalla sua caduta a terra... insomma, non sussisterebbe una possibilità per poter determinare con buona certezza la sua origine.
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CIRCUITO CHIUSO
Una sala per il pubblico nello stabile amministrativo
VALVOLA DI SFOGO : La soluzione adottata ha finalmente permesso a tutti gli interessati di seguire il dibattimento.
Lo si era capito già lunedì, ben prima che il processo avesse inizio: lo spazio che l’aula penale del Pretorio mette a disposizione del pubblico (compresi i famigliari della vittima e degli imputati, e anche i giornalisti) era assolutamente inadeguato a un evento tanto atteso. Il primo mattino erano rimaste fuori almeno tante persone quante quelle che erano state lasciate entrare. Un interesse reale, non semplice curiosità Forse, si pensava, già l’indomani la folla sarebbe diminuita: passata la prima curiosità, via, ognuno sarebbe tornato alle proprie occupazioni. Invece no, anche martedì la folla era numerosa: un segno ulteriore di quanto questa triste vicenda abbia colpito i ticinesi. Non è solo curiosità, più o meno morbosa. C’è un interesse reale, sentito. C’è un’altissima partecipazione emotiva. Lo si avverte del resto anche nelle strade, nei negozi, nei bar. E anche ieri mattina, al terzo giorno del dibattimento, la gente in attesa era troppa per farcela stare tutta. Così, su proposta della Corte e in accordo con le parti, si è deciso di riservare ai parenti e alla stampa lo spazio disponibile nell’aula penale e di aprire al pubblico una sala al pianterreno del nuovo stabile amministrativo di via della Posta 9, alle spalle del Pretorio. La sala ha aperto le porte ieri alle 14. Dispone di un’ottantina di posti a sedere, ripartiti su una dozzina di file. Ieri era piena per metà. Tanti, davvero tanti, i giovani, che hanno seguito con grande attenzione le parole dei periti. Spiegazioni molto tecniche, ma tutto ruota lì. E l’acustica fortunatamente è buona. Gente attenta alla proiezione, dunque, e poliziotti attenti alla gente. E ai fotografi, che sono potuti entrare solo brevemente, con la raccomandazione che non inquadrassero le immagini proiettate. Lo schermo non è gigantesco, ma è posizionato abbastanza in alto e si vede bene anche dal fondo. Da vedere, del resto, non c’è molto: l’inquadratura statica dell’aula penale. Immagini, va precisato, che sono trasmesse a circuito chiuso, ma che non vengono registrate, proprio per tutelare la dovuta privacy. Si chiude l’istruttoria, la parola all’accusa Si potrà dunque utilizzare questa sala fino alla fine del processo, che oggi prosegue con la chiusura della fase istruttoria. La parola passerà poi alla p.p. Rosa Item per la sua requisitoria e, molto probabilmente, anche all’avvocato di parte civile Diego Olgiati.
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A BELLINZONA
La fondazione: «Le sorti del carnevale sono nelle tue mani»
Un messaggio aperto all’interpretazione di ciascuno, capace di spingere alla riflessione e comunicare un invito forte alla responsabilità. Così la giuria ha motivato, ieri pomeriggio a Bellinzona, la scelta del manifesto disegnato dal giovane Gabriele Corti, studente della Scuola media di Balerna. Il suo slogan «Le sorti del carnevale sono nelle tue mani» farà il giro dei maggiori carnevali del Ticino e del Moesano, con una campagna di affissione che sarà l’azione più visibile pensata dalla fondazione Damiano Tamagni per sensibilizzare alla non violenza durante questo periodo di festa. «Un altro lato della storia» «Venendo da Locarno, oggi, mi sono chiesto se questo sia il momento giusto per una cerimonia di premiazione come questa », ha spiegato Giacomo Sciaroni, segretario della fondazione. «Sono convinto che la risposta sia affermativa:oggi noi mostriamo un altro lato di questa triste vicenda, il desiderio di impedire che una tragedia simile possa ripetersi ». «Non c’è da parte nostra alcuna intenzione di criminalizzare il carnevale», ha aggiunto Sciaroni, «con questa azione intendiamo lanciare un messaggio positivo, uno sforzo che le maggiori società organizzatrici della Svizzera italiana, insieme anche all’associazione Radix, hanno capito e scelto di condividere ». Gli altri premiati Il concorso indetto dalla fondazione Damiano Tamagni, tra le Scuole medie di tutto il Cantone, ha visto in totale la presentazione di 51 progetti di manifesto. Da segnalare – alla voce curiosità – come una delle proposte sia giunta da una persona «fuori quota», una pensionata che ha lodevolmente raccolto l’invito all’esercizio della creatività. Oltre a Gabriele Corti, ieri sono stati premiati anche i giovani che la giuria ha piazzato al secondo e terzo posto, tutti iscritti alla Scuola media di Lodrino. Sono Letizia Aurecchia e Alison Pozza, seconde classificate, e due gruppi scelti ex aequo per il gradino più basso del podio:si tratta di un terzetto – formato da Sharon Gashi, Elisa Sousa Rodriguez e Francesco Loscavo – e della coppia formata da Natalie Balinzo e Alessandra Albertini. Tutte le opere presentate verranno ora raccolte per una mostra itinerante, che prenderà l’avvio lunedì 26 gennaio nella Scuola media della Morettina a Locarno (blocco D).
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