22 gennaio 2009 - Corriere del Ticino

Trauma mortale: è scontro sulle cause
Che cosa ha provocato la lesione vascolare? Tra i periti c’è discordanza
Parola ai periti ieri al processo Tamagni, chiamati a pro­nunciarsi sulle possibili cause che hanno determinato la lacerazione dell’arteria vertebrale sinistra, provocando l’emorragia cerebrale con il conseguente decesso
PAGINA A CURA DI LUCA CONTI, MAURO EURO E OLIVER BROGGINI
La causa della morte di Damia­no Tamagni non viene confutata da nessuno dei tre periti che ieri hanno tenuto banco al processo: un movimento abnorme, anoma­lo e rotatorio del capo ha deter­minato la lacerazione dell’arteria vertebrale sinistra intracranica dando origine a un’emorragia ce­rebrale che ha provocato il deces­so. Su quale sia stato il trauma che ha originato tale movimento rota­torio abnorme del capo invece gli esperti divergono. Per i medici legali Antonio Oscu­lati (perito dell’accusa) e Ennio Pedrinis (perito di parte civile) questo movimento rotatorio del capo, con conseguente lacerazio­ne dell’arteria vertebrale sinistra intracranica, è compatibile con due piccoli ematomi rilevati sul collo di Damiano e, di conse­guenza, con i calci inferti quan­do era a terra. Per il prof. Angelo Fiori (perito prodotto dal difenso­re di Marko Tomic, avv. Yasar Ra­vi) invece non è possibile trarre queste deduzioni e arrivare a ta­li conclusioni (vedi testo sotto). Il dott. Osculati, dell’ Università di Varese, aveva potuto visitare Damiano quando era ancora in fin di vita all’ospedale La Carità. Ha poi eseguito sul cadavere un dettagliato esame autoptico e necroscopico sia interno sia esterno. Per farlo, come lui stes­so ha precisato ieri in aula, ha utilizzato anche tecniche molto sofisticate e inconsuete, quanto non di routine. In particolare, si è concentrato sul capo del gio­vane, avendo ricevuto in tal sen­so indicazioni specifiche dagli inquirenti. In ogni caso, va subi­to precisato, il medico legale non era affatto a conoscenza degli at­ti e delle risultanze dell’inchie­sta avviata sull’uccisione di Da­miano. Accertamenti «asettici» Gli accertamenti eseguiti dal dott. Osculati si sono pertanto concen­trati solo e unicamente sugli aspetti medico-legali, nel senso che era all’oscuro della dinami­ca che ha determinato l’uccisio­ne di Tamagni. Dagli esami mi­nuziosi e dettagliati messi in atto è appunto stato possibile indivi­duare la lacerazione dell’arteria vertebrale sinistra intracranica, che ha poi originato l’importan­te emorragia cerebrale che ha portato in brevissimo tempo Da­miano alla morte. Lesione vasco­lare che si spiega appunto solo a seguito di un movimento anoma­­lo, abnorme e rotatorio del capo che porta allo sconvolgimento del normale meccanismo regolato­re di questa struttura corporea, annullando praticamente la na­turale elasticità e mobilità del tes­suto. Una forza esterna all’origine del trauma Sempre a detta del dott. Oscula­ti, all’origine di quel movimento rotatorio abnorme del capo che ha determinato la lacerazione c’è stato un evento traumatico per individuare il quale ci si è ancora una volta attenuti ai dati raccolti durante le minuziosissime osser­vazioni eseguite sul corpo della vittima. E proprio sulla parte si­nistra del collo di Damiano sono stati rilevati piccolissimi emato­mi, non propriamente visibili ad occhio nudo, ma messi in rilievo da un’ispezione più approfondi­ta dei tessuti. Sono appunto que­sti piccoli ematomi che sono sta­ti ritenuti compatibili dal medi­co legale con la lesione vascolare che ha poi originato l’emorragia. Ematomi che, se collegati alle te­stimonianze raccolte nei nume­rosi verbali stesi, rimanderebbe­ro appunto ai calci sferrati a Da­miano quando era a terra da Mar­ko Tomic e Ivica Grgic. Ematoma modesto ma colpo forte Le conclusioni a cui è giunto il dott. Osculati sono state sposate ieri in aula anche dal dott. Ennio Pedrinis, medico legalechel’avv. di parte civile Diego Olgiati ha interpellato per meglio compren­dere le risultanze della perizia Osculati. Nelle sue considerazio­ni Pedrinis ha rilevato in partico­lare come il movimento abnor­me e rotatorio del capo della vit­tima sia stato originato verosimil­mente quando era a terra, cosa che faciliterebbe questo fenome­no a seguito di un evento trauma­tico, come potrebbe essere un calcio. E poco importa che l’ema­toma riscontrato sia minimo, in quanto questo non è necessaria­mente proporzionale alla forza del colpo inferto.
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IL PERITO DELLA DIFESA
«Escludo che siano stati i calci sferrati a terra»
Se per i periti di accusa e par­te civile – i medici legali Antonio Osculati e Ennio Pedrinis– acau­sare la lacerazione dell’arteria ver­tebrale sinistra intracranica, che ha poi originato l’emorragia ce­rebrale che ha determinato la morte di Damiano Tamagni, è stato un evento traumatico com­patibile con i calci ricevuti quan­do giaceva a terra (vedi testo so­pra), per il prof. Angelo Fiori, pe­rito chiamato dal difensore di Marko Tomic avv. Yasar Ravi in­vece non è possibile stabilire qua­le sia stato il trauma che ha origi­nato tale lacerazione. È quanto il medico legale romano ha ribadito ieri in aula riferendo alla Corte le risultanze dei suoi accertamenti. Una metodologia criticata dal presidente della Corte I risultati della perizia stesa dal prof. Fiori non hanno comunque mancato di suscitare una certa perplessità nel presidente della Corte giudice Mauro Ermani, in particolare per la metodologia che il perito ha utilizzato per svol­gere il suo lavoro. A differenza dei medici legali che hanno svolto gli accertamenti per conto dell’accusa e della parte ci­vile, che hanno impostato le loro perizie non tenendo in conside­razione gli atti dell’inchiesta, il prof. Fiori ha infatti «mescolato» aspetti medici e fatti fondandosi, per quest’ultimi, su alcuni dei ver­bali stesi nel corso dell’inchiesta. «Risulta a questo punto arduo – ha fatto presente il giudice – poter capire come dal profilo medico­legale lei riesca a giungere a de­terminate conclusioni se non co­nosce per intero gli atti del pro­cesso, che sono raccolti in un grande scatolone e non si limita­no ad alcune pagine. Inoltre, que­st’ultimo aspetto – ha aggiunto Ermani – è prettamente di com­petenza della Corte e non di chi deve svolgere una perizia che si fondi solo e essenzialmente sulle modalità mediche». «È una metodologia – gli ha re­plicato il perito – che ricorre spes­so nelle analisi che durante la mia lunga carriera sono stato chiama­to ad eseguire sia nell’ambito di procedimenti penali sia in quel­li civili». Di una cosa il prof. Angelo Fiori si è detto certo ieri in aula, vale a dire del fatto che non siano stati i calci inferti a Damiano quando si trovava a terra a determinare il movimento abnorme rotatorio del capochehaoriginato la lace­razione dell’arteria vertebrale si­nistra. «In quella posizione – ha osservato – i calci avrebbero sem­mai prodotto un movimento in avanti del capo e non indietro e rotatorio come dovrebbe risulta­re per originare il trauma di cui stiamo parlando». A detta del pe­rito invece questo evento trau­matico potrebbe benissimo esse­re stato attivato da altri colpi, dal­l’agire convulso di Damiano, dal­la sua caduta a terra... insomma, non sussisterebbe una possibili­tà per poter determinare con buona certezza la sua origine.
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CIRCUITO CHIUSO
Una sala per il pubblico nello stabile amministrativo
VALVOLA DI SFOGO : La soluzione adottata ha finalmente permesso a tutti gli interessati di seguire il dibattimento.
Lo si era capito già lunedì, ben prima che il processo avesse ini­zio: lo spazio che l’aula penale del Pretorio mette a disposizione del pubblico (compresi i famigliari della vittima e degli imputati, e anche i giornalisti) era assoluta­mente inadeguato a un evento tanto atteso. Il primo mattino era­no rimaste fuori almeno tante persone quante quelle che erano state lasciate entrare. Un interesse reale, non semplice curiosità Forse, si pensava, già l’indomani la folla sarebbe diminuita: pas­sata la prima curiosità, via, ognu­no sarebbe tornato alle proprie occupazioni. Invece no, anche martedì la folla era numerosa: un segno ulteriore di quanto questa triste vicenda abbia colpito i tici­nesi. Non è solo curiosità, più o meno morbosa. C’è un interesse reale, sentito. C’è un’altissima partecipazione emotiva. Lo si av­verte del resto anche nelle stra­de, nei negozi, nei bar. E anche ieri mattina, al terzo gior­no del dibattimento, la gente in attesa era troppa per farcela sta­re tutta. Così, su proposta della Corte e in accordo con le parti, si è deciso di riservare ai parenti e alla stampa lo spazio disponibi­le nell’aula penale e di aprire al pubblico una sala al pianterreno del nuovo stabile amministrati­vo di via della Posta 9, alle spalle del Pretorio. La sala ha aperto le porte ieri al­le 14. Dispone di un’ottantina di posti a sedere, ripartiti su una dozzina di file. Ieri era piena per metà. Tanti, davvero tanti, i gio­vani, che hanno seguito con gran­de attenzione le parole dei periti. Spiegazioni molto tecniche, ma tutto ruota lì. E l’acustica fortu­natamente è buona. Gente atten­ta alla proiezione, dunque, e po­liziotti attenti alla gente. E ai fo­tografi, che sono potuti entrare solo brevemente, con la racco­mandazione che non inquadras­sero le immagini proiettate. Lo schermo non è gigantesco, ma è posizionato abbastanza in alto e si vede bene anche dal fondo. Da vedere, del resto, non c’è mol­to: l’inquadratura statica dell’au­la penale. Immagini, va precisato, che sono trasmesse a circuito chiuso, ma che non vengono re­gistrate, proprio per tutelare la dovuta privacy. Si chiude l’istruttoria, la parola all’accusa Si potrà dunque utilizzare questa sala fino alla fine del processo, che oggi prosegue con la chiusu­ra della fase istruttoria. La parola passerà poi alla p.p. Rosa Item per la sua requisitoria e, molto pro­babilmente, anche all’avvocato di parte civile Diego Olgiati.
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A BELLINZONA
La fondazione: «Le sorti del carnevale sono nelle tue mani»
Un messaggio aperto all’inter­pretazione di ciascuno, capace di spingere alla riflessione e comu­nicare un invito forte alla respon­sabilità. Così la giuria ha motivato, ieri pomeriggio a Bellinzona, la scelta del manifesto disegnato dal giovane Gabriele Corti, studente della Scuola media di Balerna. Il suo slogan «Le sorti del carnevale sono nelle tue mani» farà il giro dei maggiori carnevali del Ticino e del Moesano, con una campa­gna di affissione che sarà l’azione più visibile pensata dalla fonda­zione Damiano Tamagni per sen­sibilizzare alla non violenza du­rante questo periodo di festa. «Un altro lato della storia» «Venendo da Locarno, oggi, mi so­no chies­to se questo sia il momen­to giusto per una cerimonia di pre­miazione come questa », ha spie­gato Giacomo Sciaroni, segretario della fondazione. «Sono convinto che la risposta sia affermativa:og­gi noi mostriamo un altro lato di questa triste vicenda, il desiderio di impedire che una tragedia simi­­le possa ripetersi ». «Non c’è da par­te nostra alcuna intenzione di cri­minalizzare il carnevale», ha ag­giunto Sciaroni, «con questa azio­ne intendiamo lanciare un mes­saggio positivo, uno sforzo che le maggiori società organizzatrici del­la Svizzera italiana, insieme anche all’associazione Radix, hanno ca­pito e scelto di condividere ». Gli altri premiati Il concorso indetto dalla fonda­zione Damiano Tamagni, tra le Scuole medie di tutto il Cantone, ha visto in totale la presentazio­ne di 51 progetti di manifesto. Da segnalare – alla voce curiosità – come una delle proposte sia giun­ta da una persona «fuori quota», una pensionata che ha lodevol­mente raccolto l’invito all’eserci­zio della creatività. Oltre a Gabriele Corti, ieri sono stati premiati anche i giovani che la giuria ha piazzato al secondo e terzo posto, tutti iscritti alla Scuo­la media di Lodrino. Sono Letizia Aurecchia e Alison Pozza, secon­de classificate, e due gruppi scel­ti ex aequo per il gradino più bas­so del podio:si tratta di un terzet­to – formato da Sharon Gashi, Eli­sa Sousa Rodriguez e Francesco Loscavo – e della coppia formata da Natalie Balinzo e Alessandra Albertini. Tutte le opere presenta­te verranno ora raccolte per una mostra itinerante, che prenderà l’avvio lunedì 26 gennaio nella Scuola media della Morettina a Locarno (blocco D).

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